Madame Martis Riserva 2009, l’essenza del Trento Doc

Trentino, areale noto per la realizzazione di bollicine di qualità, oggi ancora più valorizzato dal marchio collettivo Trentodoc nato nel 2007. Trentodoc caratterizza la maggioranza dei produttori di metodo classico a Denominazione d’Origine Controllata Trento, la migliore espressione vitivinicola delle Dolomiti che sono state riconosciute come Patrimonio dell’Umanità soltanto due anni dopo. Il vigneto della denominazione si trova in altura, a quote altimetriche che vanno dai 400 ai 700 metri sul livello del mare. Questo comparto ha più di qualche analogia con la Champagne, soprattutto dal punto di vista climatico, a differenza dalle altre aree spumantistiche d’Italia che hanno caratteristiche pedoclimatiche diverse. Anche i vitigni utilizzati – Chardonnay e Pinot Nero soprattutto – sono praticamente gli stessi.

Esponente di questo importante movimento è certamente l’Azienda Agricola Maso Martis nata nel 1990. A dispetto delle sue dimensioni aziendali ridotte, con 12 ettari di vigneto coltivati in regime biologico per un totale di 90.000 bottiglie annue (di cui 80.000 di metodo classico Trento Doc), ha saputo conquistare nello spazio di trenta vendemmie un posto di assoluto rilievo ai vertici della produzione delle bollicine trentine di montagna. Tenendo anche conto che la Doc Trento, interamente dedicata alla produzione dello spumante metodo classico, nasce proprio in quegli anni (1993).

La Cantina Maso Martis si trova a Martignano, ai piedi del Monte Calisio, a 450 metri di altitudine sulle coline orientali di Trento. Siamo in alta collina, su un terreno limoso e calcareo, ricco di scheletro su roccia rossa trentina, che conosce la coltivazione già dalla fine dell’800. La cantina è situata in mezzo al vigneto ottimamente esposto e accarezzato dalla brezza di montagna. Il vigneto è in parte condotto a guyot, con una densità d’impianto di 5000 ceppi per ettaro e in parte a pergola trentina, con 3000 piante per ettaro. Come detto, il vigneto è integralmente condotto in regime biologico, valore fondante della casa, modo di vivere e filosofia produttiva incentrata sulla qualità del frutto selezionato sin dal vigneto e sulla vendemmia manuale, sul processo di vinificazione prima e sul tiraggio poi, e in definitiva sulla qualità prodotto finale.Lavorare con il metodo biologico significa sfruttare la naturale fertilità del suolo favorendola con interventi limitati, promuovendo la biodiversità dell’ambiente escludendo l’utilizzo di prodotti di sintesi, ma soprattutto degli organismi geneticamente modificati.

Abbiamo degustato un Trento straordinario, il Madame Martis Riserva 2009, vino di cui si producono soltanto un migliaio di bottiglie ogni anno. Il vino base si ottiene dalla pressatura soffice e successiva fermentazione separata di Chardonnay, Pinot Nero e di una piccola aggiunta di Pinot Meunier. Il Pinot Nero e il Pinot Meunier vengono vinificati solo in acciaio mentre il mosto di Chardonnay fermenta e affina in barriques per circa 8 mesi. Viene quindi preparata la cuvée per essere successivamente imbottigliata con l’aggiunta di lieviti selezionati e zuccheri, dando il via alla seconda fermentazione. Durante la rifermentazione in bottiglia, i lieviti trasformano gli zuccheri in anidride carbonica e formano il perlage. Al termine della presa di spuma e dopo una permanenza sui lieviti di ben 9 anni, viene eseguito il remuage sur pupitre, speciali cavalletti in legno adatti a posizionare le bottiglie di spumante. In tal modo le bottiglie vengono ruotate manualmente ogni giorno così da far depositare i lieviti residui nel collo della bottiglia. Il dégorgement o sboccatura ha il compito di eliminare i residui depositati, quindi ogni bottiglia viene ricolmata con la liqueur d’expedition. Una volta avvenuto il rabbocco, la bottiglia è pronta per essere tappata, confezionata e venduta.

Passiamo ora al racconto della degustazione del Trento Madame Martis Riserva 2009.

Calice color oro alla vista, con finissimo e interminabile perlage. Naso importante con sentori di tostature fragranti, poi raffinate e vibranti sfumature minerali di grafite, polvere da sparo; si apre quindi a riconoscimenti floreali in successione, dai fiori di acacia e sambuco alla rosa bianca, volgendo poi verso le note di frutta secca, di crosta di pane e fondendosi con la ricchezza del fruttato di melone bianco e di note agrumati di cedro. Bocca larga e profonda, con un ottimo equilibrio tra morbidezza, freschezza e sapidità e un’elegante cremosità dovuta alla persistente carbonica. I sentori di frutta secca e i tostati ritornano al retrolfatto in un avvolgente finale aromatico.

Vino da abbinare a preparazioni con crostacei o a crudità di pesce, ma da provare senz’altro accanto a piatti di mare più strutturati. Vino spumante sensazionale, grande espressione del territorio ma anche di una cantina d’eccellenza, di cui mi hanno recentemente regalato l’Extrabrut Rosé. Ma questa è un’altra storia.

pubblicato in:
Vino Spumante

Amante del vino, Sommelier AIS ed esperto di marketing

Prima per me il vino era bianco o rosso, ogni tanto una via di mezzo, talvolta aveva le bollicine o era dolce. Poi ho iniziato questo viaggio nella conoscenza del vino, delle sue moltissime espressioni e tipologie, degli innumerevoli territori vocati. Ho incontrato personaggi meravigliosi, con cui è sempre possibile stupirsi, talvolta emozionarsi, degustando un calice di vino.

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