Pecchenino è un nome associato a Dogliani e al Dolcetto ormai da generazioni. Ma quel meraviglioso territorio delle Langhe, insieme alla sapienza dell’uomo, ci fa scoprire sempre nuovi vini da uve che non ti aspetteresti. Come il Pinot Nero di Pecchenino.
Avevo contattato Attilio Pecchenino prima del Vinitaly e mi aveva dato appuntamento promettendo di farmi assaggiare qualcosa di diverso, oltre ai Dogliani o ai Barolo prodotti in azienda. Cantina a conduzione familiare sin dalle sue origini, oltre un secolo fa. Dagli otto ettari di nonno Attilio si è passati agli odierni 35, suddivisi fra i comuni di Dogliani, Monforte d’Alba e Bossolasco. La zona di Dogliani, dove ha sede la cantina “storica”, è tipica per la coltivazione del Dolcetto, la varietà dominante seguita da Nebbiolo e Barbera. Negli anni l’azienda ha acquistato terreni nel comune di Monforte d’Alba, dove ha anche sede la seconda cantina dedicata alla produzione dei suoi Barolo e altri vigneti nel comune di Bossolasco, vocati alla produzione di uve che vengono utilizzate per la produzione di Alta langa, come Chardonnay e Pinot Nero. Non solo Alta Langa.
In vigna si opera nel massimo rispetto della biodiversità e dell’ambiente, con una conduzione del vigneto sostenibile. Le vigne sono mantenute inerbite per ottenere una migliore sofficità del terreno ed evitare l’erosione. Non si usano diserbanti e si effettuano almeno due diradamenti a stagione, puntando decisamente sulla qualità dei grappoli piuttosto che sulla quantità. La concimazione è organica per interramento e si effettua una leggera lavorazione superficiale per favorire l’accumulo idrico necessario allo sviluppo vegetativo. Nella lotta alle malattie della vite, i trattamenti vengono programmati tenendo conto dell’andamento climatico e delle piogge, utilizzando il solfato di rame contro la peronospora e lo zolfo minerale contro l’oidio. Ogni altra lavorazione in vigneto viene condotta manualmente per esercitare un maggiore controllo qualitativo.
Ma torniamo al Pinot Nero, vino oggetto del racconto odierno. Il più nobile dei vitigni francesi condivide con il Nebbiolo la stessa predilezione per un clima fresco e le buone esposizioni garantite da vigneti collinari. E le uve con cui si produce questo vino provengono infatti da due diversi vigneti collinari: uno nel comune di Dogliani a 380 metri di altitudine, con un terreno a medio impasto calcareo-argilloso; l’altro a Bossolasco a ben 700 metri con un terreno sciolto e calcareo.
Anche in cantina viene garantita la stessa cura riscontrata in vigna, con la ricerca della massima qualità in ogni fase del processo produttivo. Dopo la vendemmia, le uve vengono refrigerate in cella a 12°C. Una parte viene diraspata, la restante viene posta integra nella vasca di vinificazione. Una pre-macerazione di quattro giorni precede la fermentazione alcolica che dura circa due settimane ad una temperatura di 25°C. Dopo la svinatura, il vino viene conservato in acciaio per la fermentazione malolattica e, dopo il travaso, viene trasferito in barrique dove riposa per 18 mesi prima dell’imbottigliamento.
Passiamo alla degustazione del vino.
Langhe Pinot Nero 2012
L’inizio dell’inverno fu mite a cui seguirono a febbraio copiose nevicate che favorirono una buona riserva idrica. La primavera fu fresca con sviluppo vegetativo importante ma con allegagione scarsa, fenomeno che ha permesso un minor numero di diradamenti. Estate regolare con picchi di calore ad agosto ma senza stress idrico, grazie alle precipitazioni primaverili. Vendemmia del Pinot Nero a metà settembre, buona la sanità delle uve e la maturazione fenolica.
Vino dal colore rosso rubino trasparente e lucente, con orlo arancio. Al naso avvertiamo sentori di sottobosco, fungo, menta, note tostate quindi rosa e viola appassite seguite da memorie fruttate, anche in confettura, soprattutto ciliegie e prugne. In bocca colpisce l’acidità ancora molto ben presente dopo 10 anni, poi tannini finissimi in un contesto di morbidezza glicerica diffusa. Vino intenso e complesso, chiude elegante e persistente con retrolfatto balsamico.
È un Pinot Nero sontuoso, grande esempio di cosa le Langhe e la sapienza dell’uomo possono offrirci. Da abbinare a formaggi semistagionati e a preparazioni a base di carne, anche selvaggina.