Sergioveto nel tempo, verticale di quattro annate

Ho partecipato a Life of Wine 2021, l’edizione del green pass, della prenotazione obbligatoria. Ma a parte il segno di questi tempi, il protagonista è stato il vino, il vino come evolve nel tempo: focus da sempre di questa bellissima manifestazione.

Ho apprezzato in modo particolare la verticale di quattro annate di Sergioveto, uno dei vini-simbolo di Rocca delle Macie, cantina del Chianti Classico di proprietà della famiglia Zingarelli. Un frammento di una storia che dura da quasi mezzo secolo, da quando Italo Zingarelli, il noto produttore cinematografico, acquistò la Tenuta Le Macìe a Castellina in Chianti per cominciare a produrre vino da quel territorio.

Dai 93 ettari iniziali, l’azienda si estende oggi per circa 500 ettari, di cui oltre 200 condotti a vigneto. Sono sei le tenute di proprietà: Le Macìe, Sant’Alfonso, Riserva di Fizzano e le Tavolelle nel Chianti Classico; Campomaccione e Casamaria in Maremma, nella zona del Morellino di Scansano.

Il Sergioveto, che comincia la sua storia nel 1985, evoca il nome di Sergio Zingarelli nell’anno in cui entra in azienda a fianco di papà Italo. Ma ricorda anche Sangioveto, l’arcaico nome del vitigno Sangiovese, scelto come principale per l’uvaggio, oggi rimasto l’unico. Le uve provengono dal vigneto Pian della Casina della Tenuta Le Macìe, su terreno piuttosto sabbioso e ricco di alberese. Un’area particolarmente adatta alla coltivazione della vite, che garantisce al vino caratteristiche organolettiche uniche.

Dalla creazione del Sergioveto e per quasi un trentennio, il nobile vitigno autoctono è stato in blend con un 20% di Cabernet Sauvignon e di Merlot. Le varietà venivano vinificate separatamente con una macerazione sulle bucce di circa 15 giorni. Il vino, ultimato il processo di fermentazione, affinava in barriques di rovere francese per 10- 12 mesi. Dopo il blend, maturava per un ulteriore periodo in botte grande per poi riposare almeno un anno in bottiglia.

Oggi non parliamo più di Supertuscan, essendo entrato il vino nella denominazione del Chianti Classico e prodotto con Sangiovese in purezza. Dopo la fermentazione, l’affinamento del Sergioveto prevede una sosta di 24 mesi in botti di rovere francese da 25-35 hl, oltre ad almeno 12 mesi in bottiglia.

Dicevo della verticale di quattro annate: il 2016, il 2010, il 1999 e il 1990. Oltre al favorevole andamento climatico, i caratteri comuni sono l’importante struttura del vino, l’eleganza e la piacevolezza della beva. Vediamo com’è andata.

Chianti Classico Riserva Sergioveto 2016

Vino color rubino profondo, naso importante, con un frutto rosso in evidenza, ciliegia sottospirito, cenni di lampone. Poi violetta, sottobosco, una speziatura di vaniglia, chiodo di garofano e una spolverata di pepe nero, con tabacco dolce e tostato di caffè sullo sfondo. Il sorso è austero, intenso, molto fresco ma anche di apprezzabile sapidità, giustamente tannico, con un equilibrio ancora dinamico spostato sulle note dure e con buona persistenza aromatica. Finale connotato da un retrolfatto di liquirizia, lungo con ritorni fruttati e tostati.

Sergioveto 2010

Di colore rosso rubino molto vivace con bagliori granato. Al naso si percepiscono profumi intensi e persistenti, caldi e suadenti di ciliegia nera, prugna e cassis anche in confettura, a cui seguono note balsamiche e speziate del legno. Finale di cuoio e tabacco dolce che conferisce un carattere più dolce al bouquet. Al palato il vino dimostra una bella trama tannica, una freschezza che denota gioventù a dispetto di oltre un decennio di vita del campione degustato. Buona la persistenza gusto-olfattiva.

Sergioveto 1999

Grandissimo vino da una grandissima annata. Sorprendente il colore rubino ancora prevalente sul granato, segno di un’inaspettata gioventù. Incanta al naso grazie a nuance di amarena, rimandi di cuoio, sentori cioccolatosi e tabacco dolce. Ma il cabernet si fa sentire con un bel balsamico, note pepate e mentolate che esplodono nel calice dopo qualche secondo di ossigenazione. Spettro olfattivo meraviglioso che prelude ad un sorso dinamico, quasi in equilibrio. Vicino all’armonia, cambia nel bicchiere man mano che passa il tempo e regala sensazioni, a volte austere a volte dolci. Monumentale.

Sergioveto 1990

Di colore rosso granato con bagliori rubino, al naso si conferma molto intenso con alcuni aromi tipicamente dovuti all’invecchiamento del Sangiovese. In evidenza sentori di spezie dolci, vaniglia ma anche noce moscata, poi tostati e balsamici importanti che lasciano pian piano il posto a note più fruttate di confettura di amarena. In bocca si avverte finalmente una morbidezza glicerica importante, tannini serici prevalenti rispetto all’acidità, tuttavia sempre presente. Vino equilibrato nel pieno della sua maturità e piacevolezza.

Grande verticale, grande esperienza sensoriale. Resta la curiosità su come si stanno comportando gli altri millesimi di questo grande vino. Quelli che non erano in degustazione.

pubblicato in:
Vino Rosso

Amante del vino, Sommelier AIS ed esperto di marketing

Prima per me il vino era bianco o rosso, ogni tanto una via di mezzo, talvolta aveva le bollicine o era dolce. Poi ho iniziato questo viaggio nella conoscenza del vino, delle sue moltissime espressioni e tipologie, degli innumerevoli territori vocati. Ho incontrato personaggi meravigliosi, con cui è sempre possibile stupirsi, talvolta emozionarsi, degustando un calice di vino.

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