Cena Degustazione: Roberto Sarotto da “AI NORMANNI”

Parliamo oggi di una bellissima cena-degustazione che si è tenuta a Palermo, nell’incantevole cornice del centro storico della città che vide il suo massimo splendore durante il Medio Evo, dalla dominazione degli Arabi al periodo Svevo di Federico II. Abbiamo organizzato insieme a Marilena, conduttrice della trattoria AI NORMANNI che si trova a fianco dell’omonimo bellissimo Palazzo dei Normanni, perla dell’architettura arabo-normanna oggi sede dell’Assemblea Regionale Siciliana. Ma che, nel corso dei secoli, è stata la residenza di tutti i regnanti siciliani (dai Normanni agli Svevi, dagli Angioini agli Aragonesi, ai Borboni .. ). Tra l’altro a due passi dalla coeva e stupefacente Cattedrale di Palermo.

Immersi in tanta bellezza, non potevamo non provare ad avvicinarci, cercando un incontro di odori e sapori, ma soprattutto di tradizioni di territori che non potrebbero essere più diversi. Una sorta di sincretismo “Sicilia-Piemonte” tra grandi vini della tradizione piemontese e piatti gourmet della cucina siciliana: accanto ai piatti preparati nella trattoria AI NORMANNI sono andati in scena i vini dell’Azienda di Neviglie di Roberto Sarotto.

Roberto Sarotto opera nelle Langhe del Barolo e del Barbaresco da oltre trent’anni. In più di 90 ettari di vigneto impiantati anche nel vicino Monferrato, oltre ai Barolo e ai Barbaresco produce l’intera gamma dei vini del Piemonte del sud: dalla Barbera d’Alba all’Arneis, dall’Asti Spumante e al Moscato d’Asti al Gavi di Gavi. Un gamma di oltre 20 vini della tradizione piemontese, compreso il Barolo chinato, senza contare le grappe realizzate distillando le vinacce del Moscato, del Barbaresco e del Barolo.

Ma torniamo alla cena che è cominciata con un’insalata di calamari cotti a bassa temperatura con gli agrumi, poi conditi con pomodorini ed erbette aromatiche. E nel calice? Langhe Arneis, caratterizzato da profumi floreali e da una sferzante freschezza ma anche da una certa morbidezza che hanno ben bilanciato rispettivamente la tendenza dolce e l’aromaticità del piatto. Con il secondo antipasto, cozze cotte con alloro e agrumi su crema di patate e guarnite con salicornia, abbiamo abbinato il Gavi di Gavi Bric Sassi da uve Cortese, un vino che risulta particolarmente minerale, più morbido rispetto al precedente, che gioca su note fruttate contando anche su una bella acidità. Anche in questo caso freschezza e morbidezza del vino si sono ben fuse con una certa struttura e i profumi del piatto.

Passiamo ai due primi piatti. Con il primo, Ravioli ripieni di cernia in gazpacho di pomodoro e gambero abbiamo proposto il Langhe Rosato da uve Nebbiolo in purezza, molto profumato e di struttura, freschezza e versatilità. Vino che ha completamente avvolto i ravioli regalando una grande piacevolezza al palato. Quindi è toccato alla pasta con l’anciova, piatto gustoso che appartiene alla cucina tradizionale di Palermo, con condimento di acciughe, pomodoro, passoline, pinoli e pangrattato abbrustolito. A tanta bontà abbiamo accostato la Barbera Briccomacchia, bella interpretazione di Barbera che affina per otto mesi in botte grande. La freschezza della Barbera si è ben contrapposta alla tendenza dolce di una preparazione molto ricca di aromi.

Siamo ora arrivati ai secondi, curiosi di scoprire che cosa ci riserverà ancora la serata. Allo sgombro marinato e affumicato abbiamo accostato il Dolcetto d’Alba servito freddo. Per bilanciare il sapore forte del pesce azzurro, molto utilizzato nella cucina siciliana, è stato scelto l’unico rosso dell’Azienda Sarotto che non affinato in legno. Tra l’altro, non essendo particolarmente dotato di tannino, ad una temperatura di servizio più bassa non si avvertono particolari note amare, rendendo il Dolcetto un vino adatto anche a preparazioni di mare particolarmente strutturate come quelle a base di sgombro.

È stato quindi il momento del bollito di manzo alla palermitana all’insalata al quale abbiamo abbinato due espressioni di Nebbiolo, l’uva principe delle Langhe: il Langhe Nebbiolo e il Barbaresco Currà Riserva. Il bollito, guarnito di cipolla, capperi e condito con olio extravergine d’oliva ha trovato nell’accostamento ai due Nebbioli il giusto abbinamento. La succulenza propria del bollito e indotta dalla masticazione, ha trovato nel grande tannino dei due vini il giusto contraltare. Una nota sul Barbaresco Currà Riserva. Questo vino, che viene prodotto con uve Nebbiolo del vigneto Currà, cru del comune di Neive, è un Barbaresco d’impostazione tradizionale che sosta per 24 mesi in botti grandi. La consistenza e la persistenza gusto-olfattiva del Currà si sono rilevate adeguate alla struttura e all’aromaticità del piatto.

È sempre bello raccontare una cena come questa, piacere superato soltanto dall’aver vissuto questi momenti. Come ricordare la bontà delle preparazioni proposte, grazie anche alla qualità delle materie prime utilizzate, e lo straordinario livello della dei vini di Roberto Sarotto scelti per l’occasione. L’armonia degli abbinamenti cercata è stata la linea guida della serata, tra proposte classiche e accostamenti sfidanti.

pubblicato in:
Vino & Cibo

Amante del vino, Sommelier AIS ed esperto di marketing

Prima per me il vino era bianco o rosso, ogni tanto una via di mezzo, talvolta aveva le bollicine o era dolce. Poi ho iniziato questo viaggio nella conoscenza del vino, delle sue moltissime espressioni e tipologie, degli innumerevoli territori vocati. Ho incontrato personaggi meravigliosi, con cui è sempre possibile stupirsi, talvolta emozionarsi, degustando un calice di vino.

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